Vicenda Repower: dichiarazione di Gessica Beneforti*

* Segretaria Generale CGIL Pistoia

E' stata adottata una precisa scelta politica: quella di dire no, a prescindere dalle valutazioni tecniche di un iter autorizzativo ancora in corso e dall'esito di un giudizio amministrativo ancora pendente, ad un investimento.

Fatte salve la tutela della salute e dell'ambiente, diritto fondamentale per la cui tutela questo sindacato non può rimproverarsi niente, questo mi pare il tema con cui dobbiamo confrontarci oggi, anche come soggetti sottoscrittori di un protocollo d'intesa le cui finalità, ricordo, erano quella di favorire l'attrattività di investimenti sul territorio.

Protocollo tra l'altro, sorprendente inedito, oggetto di impugnazione davanti al TAR, da parte anche di un'associazione di categoria, che dovrebbe aver ben presente, come soggetto di rappresentanza, il valore non tanto giuridico ma sociale, di tali forme di contrattazione e che indubbiamente, segna uno spartiacque nei rapporti.

Ma tant'è....

Tornando al tema, dinanzi, l'ho detto più volte, ad una pericolosissima riduzione del perimetro del manifatturiero nell'area pistoiese ancor più che altrove, mi pare non più rinviabile che si avvii con la massima urgenza una laica e trasparente riflessione rispetto all'attrattività del nostro territorio e alle sue vocazioni.

Esiste o meno una visione generale condivisa e di lungo respiro, anche temporale? Oppure, come questa vicenda ha evidenziato, gli interessi particolari e la logica dell'oggi prevalgono?

Mi soffermo su questo punto non a caso. E' apparsa infatti incomprensibile, ma solo apparentemente, la posizione delle Amministrazioni locali di non prendere in considerazione la possibilità di discutere, nell'ambito del tavolo istituzionale, e tra l'altro con una richiesta già autorizzata di sospensione dell'AIA, della disponibilità offerta dall'Azienda Repower di elaborare e proporre un investimento alternativo, che tenesse fermi i punti fondamentali del protocollo anche sotto il profilo della ricollocazione dei lavoratori ex Radicifil, e che venisse incontro ad una diversa, ancorché non esplicitata e definita, idea di sviluppo del territorio.

Perché dunque chiudere così tutta la vicenda? Legittimo il sospetto che di investimenti industriali a Pistoia non si possa più parlare. Se così fosse sarebbe difficile sperare di uscire da un ormai sempre più ineluttabile declino e la città tutta questo non può permetterselo.

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