Contro il razzismo –uguali diritti uguali doveri


L'emigrazione da paesi extracomunitari e la mobilità dei cittadini comunitari europei sono fenomeni inarrestabili e strutturali in un mondo globalizzato, che richiedono politiche proiettate nel futuro, mirate alla gestione e non al solo contrasto. Nel nostro paese il lavoro immigrato risponde anche alla esigenza di compensare " il calo demografico della popolazione in età attiva" che ogni anno è pari a 250 mila persone in meno, e alla urgenza di far fronte alle rilevanti carenze del sistema di welfare e di assistenza.
Gli stranieri residenti in Italia sono oggi circa 4 milioni, di cui la metà donne, il 6,7% della popolazione , che producono il 9% del PIL. Quattro milioni di persone esposte agli effetti di provvedimenti xenofobi del governo e delle amministrazioni locali, in balia delle strumentalizzazioni del sistema mediatico, prede di circuiti malavitosi e vittime di violenze ed aggressioni razziste. Due milioni i lavoratori, donne e uomini migranti regolari che lavorano e pagano 4 miliardi di tasse : nelle mansioni più pericolose , faticose ed umili, con retribuzioni inferiori del 30, a volte anche 40%, senza pari diritti ed opportunità. Per loro è molto difficile sentirsi parte integrante della società italiana. Un milione circa sono gli immigrati irregolari che lavorano in condizioni di sfruttamento più o meno grave, senza diritti e con il ricatto della espulsione. E' questa la conseguenza di una politica di ingresso che esclude il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro e si basa solo sul meccanismo dei flussi programmati che risulta ormai inceppato. Ottocentomila sono i minori stranieri figli di immigrati, di cui la metà nati in Italia, che frequentano le nostre scuole, che subiscono discriminazioni ed esclusioni, che non sono riconosciuti cittadini italiani perché nel nostro paese si riconosce lo jus sanguinis e non lo jus soli.
Non un male da respingere, negando l'ingresso legale nel nostro Paese e il diritto di asilo. La CGIL considera invece l'immigrazione una risorsa da governare e regolamentare. Una risorsa economica, come dimostra il fatto che le domande dei datori di lavoro italiani (imprese, famiglie) superano di gran lunga ogni anno le quote di ingressi che i governi considerano ammissibili (decreti flussi). Nel 2007, 740.227 domande di assunzione di nuovi lavoratori immigrati contro 170.000 ingressi consentiti! Una risorsa culturale che può rendere migranti e nativi entrambi più ricchi di relazioni, conoscenze, esperienze. Le nazioni più avanzate del mondo sono aperte e multietniche. Al contrario, le politiche governative che rendono quasi impossibili gli ingressi regolari e il mantenimento dei permessi di soggiorno, destinano gli immigrati a clandestinità e illegalità che sono funzionali al loro sfruttamento nell'economia sommersa e perfino criminale. Gli immigrati irregolari – ma anche quelli in regola – sempre sotto la minaccia di espulsione e di licenziamento, sono disposti a condizioni di lavoro inaccettabili per gli italiani. Ciò li rende più appetibili per i datori di lavoro, ma determina un ulteriore arretramento dei diritti dell'insieme dei lavoratori. Diritti disuguali = Meno diritti per tutti. Le politiche infine, che criminalizzano gli immigrati irregolari relegandoli ai margini dell'economia e della società, sottendono un razzismo di tipo istituzionale (vedi alcuni comportamenti delle forze dell'ordine, del personale degli uffici e dei servizi), che si intreccia e fomenta nuove forme di razzismo popolare, fondate su stereotipi, pregiudizi, disinformazione. Il risultato è una miscela esplosiva, che sta producendo episodi brutali (dall'assassinio di Abdul a Milano e dei 6 ghanesi a Castel Volturno, ai pestaggi – Emmanuel Bonsu Foster picchiato dai vigili urbani a Parma, Tong Hongsheng, cittadino cinese aggredito a Roma – per citare solo alcuni noti episodi di cronaca ) e fenomeni di discriminazioni razziste quotidiane. Una parte dell'opinione pubblica accetta gli immigrati purché lavorino da schiavi e siano invisibili negli spazi pubblici; accoglie cioè le braccia, ma non le persone. Illuminanti a questo proposito sono le ultime mozioni della Lega Nord presentate in parlamento: "si impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alle scuole di ogni ordine e grado, autorizzandolo previo superamento del test e prove di valutazione; si impegna il governo ad istituire classi ponte per chi non supera i test". La mozione, votata dalla maggioranza di centro destra il 9ottobre 2008, di fatto istituisce l'apartheid nelle scuole, dove invece le esperienze di integrazione di minori stranieri si stanno consolidando per merito dell'impegno dei singoli docenti. La seconda mozione prevede che il personale sanitario dei servizi cui gli immigrati irregolari si rivolgono per cure urgenti debba segnalare i loro nomi alla autorità giudiziaria. E' un evidente invito alla delazione che metterebbe a rischio la loro salute.

In dettaglio

Flussi

Il meccanismo previsto dalla legge è evidentemente non gestibile. Ciò nonostante il Governo ha annunciato il decreto 2008 che dovrebbe mettere a disposizione
170.000 accessi come l'anno passato. E' evidente che così concepito il nuovo decreto non serve a nulla se non a creare nuova confusione, tensione tra i lavoratori e sfiducia da parte dei datori di lavoro. Infatti a fronte delle 750.000 domande presentate in occasione del decreto flussi 2007 sono stati consegnati solo 102.900 nulla osta. Si è creato un gigantesco "ingorgo istituzionale", un vero e proprio black out che blocca tutto il meccanismo con conseguente contenzioso legale che rischia di annullare tutte le graduatorie.
L'unica cosa ragionevole che il governo può fare è dare corso a tutte le domande che corrispondono ai requisiti richiesti e regolarizzare quelli che già lavorano in nero in condizioni di ricattabilità e grave sfruttamento ad opera dell'economia sommersa. Percorsi di regolarizzazione del lavoro per sconfiggere la clandestinità e per rendere legale la nostra economia e sanare la nostra società. Il governo inoltre dovrebbe affrontare la inefficienza e la insufficienza degli sportelli unici delle prefetture e quindi aumentare il personale addetto agli uffici immigrazione e contemporaneamente ridurne la pressione attraverso forme possibili di semplificazione burocratica come autocertificazioni, sponsorizzazioni e permessi per ricerca di lavoro.

Rinnovo dei Permessi di soggiorno

La convenzione con le Poste ha creato una situazione disastrosa : a fronte di 2.100.000 domande presentate dal 2006 ad oggi, sono stati rinnovati circa 780 mila permessi. Di conseguenza 1.320.000 persone , per chiara inefficienza delle istituzioni e responsabilità dello stato, sono costrette a vivere in una condizione di precarietà ed irregolarità . Il mancato rilascio dei documenti necessari per non essere fuorilegge colpisce gli immigrati regolari e nega loro il diritto all'uguaglianza e alla parità di trattamento. Infatti i lavoratori e le lavoratrici che sono privati dei documenti rischiano di perdere il lavoro e la casa, subiscono una grave limitazione nei movimenti e minacce di espulsione , diventano clandestini " per colpa dello stato".
Questa situazione va affrontata e sbloccata immediatamente, altrimenti il sindacato sarà costretto a promuovere una "class action" di massa per riavere indietro i soldi pagati e per avere riconosciuto il sacrosanto risarcimento dei danni subiti da parte dei lavoratori immigrati.

La CGIL propone di sospendere la Bossi-Fini per due anni per proteggere dall'espulsione i lavoratori che dovessero perdere il lavoro per crisi aziendali.

Provvedimenti finanziari

Il Governo ha varato provvedimenti che colpiscono sistematicamente le condizioni di vita degli immigrati regolari che lavorano e risiedono civilmente sul nostro territorio. Per esempio l'esenzione dall'Ici è stata finanziata anche con il fondo per l'integrazione degli immigrati, che dai 100 milioni di euro stanziati nel 2008 viene ridotto a 5 milioni nel 2009. Non solo, quel che resta di queste risorse, esplicitamente destinate alla integrazione, viene ora speso per interventi di repressione e per i Centri di identificazione ed espulsione. La legge n.133 del 2008 ha introdotto gravi restringimenti per quanto riguarda i requisiti necessari per accedere al piano casa: dieci anni di residenza nel territorio nazionale , ovvero cinque anni nella medesima regione. Altrettanto pesante il requisito richiesto di "soggiorno legale, in via continuativa, per almeno 10 anni nel territorio nazionale" per la corresponsione dell'assegno sociale.
Provvedimenti punitivi che non trovano nessuna giustificazione perché è noto e documentato che gli immigrati, oltre che a produrre ricchezza per il nostro paese, pagano tasse e contributi in quantità significativamente maggiore di quanto non viene loro restituito in termini di servizi, previdenza e stato sociale. Il Dossier statistico immigrazione della Caritas e Migrantes di quest'anno calcola in circa 1 miliardo le spese sostenute dallo Stato per gli immigrati a fronte 4 miliardi versati (Irpef, imposte di registro,ecc) e di un concorso del 9 % al PIL, pur essendo il 6% della popolazione residente in Italia. A proposito della legge n.133/08 va detto che, secondo una relazione della Corte dei Conti, sono immigrati solo il 2,5% dei percettori dell'assegno sociale, e neanche il 4% i fruitori delle case popolari. Il governo dovrebbe evitare di prendere provvedimenti discriminatori e punitivi a danno degli immigrati, perché producono forme di razzismo e xenofobia da parte degli italiani, ed alimentano rabbia e rancore contro gli italiani da parte degli immigrati. Al contrario dovrebbe promuovere politiche antidiscriminatorie e di pari opportunità per l'accesso alla sanità, all'assistenza, alla previdenza, alla casa, in generale al welfare locale e nazionale, a ripristino per del fondo per l'integrazione e all'utilizzo delle caserme dismesse per residenze temporanee per lavoratori immigrati e studenti.

Ricongiungimenti familiari

La stretta voluta dal Ministro Maroni con il decreto legislativo del 2008 colpisce pesantemente i minori stranieri e le famiglie immigrate. La scelta di rendere molto difficile, per molti impossibile, il ricongiungimento si fonda:
sulla riduzione dell'ambito di applicazione allo stretto nucleo familiare, addirittura si può richiedere il ricongiungimento ai figli maggiorenni solo se totalmente invalidi e ai genitori solo se a carico e sempre che non abbiano altri figli del Paese di origine ovvero, se i genitori sono ultra65enni, e se gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per documentati, gravi motivi di salute. Esclusione del ricongiungimento del coniuge di età inferiore i 18 anni;
sull'inasprimento dei requisiti richiesti, in particolare l'innalzamento del reddito minimo annuo. Per gli ascendenti ultrasessantacinquenni è richiesto un contributo per l'iscrizione al servizio sanitario o una assicurazione;
sulla quasi obbligatorietà dell'esame del DNA, peraltro a spese dell'interessato, e con gravi lesioni alla sua privacy.

I ricongiungimenti saranno possibili solo per poche famiglie immigrate, per tutte le altre il governo ha scelto di consolidare la condizione di solitudine e di precarietà. Scelta autolesionista, oltre che miope e sbagliata, perché inibisce il ricorso a quella forma di ingresso che da sempre si è rivelata quella meno problematica e più funzionale alla immigrazione che dà maggiori garanzie di legalità e sicurezza. I giovani immigrati che entrano nel nostro paese per ricongiungimento hanno, e pongono, meno problemi di accoglienza, integrazione, lingua e mediazione culturale. E si avvantaggiano del fatto che hanno qui i loro genitori che lavorano ed hanno già fatto un percorso di inserimento lavorativo e di interazione socio-culturale. Rappresentano il migliore investimento sul futuro di una immigrazione legale, scelta,qualificata e sicura.

Diritto alla cittadinanza

Nel nostro paese le concessioni di cittadinanza, nonostante una lenta e graduale crescita negli anni, sono pochissime (35.776 nel 2006) sia se rapportate ai 4 milioni di immigrati residenti, molti dei quali soggiornanti da molti anni nel nostro Paese, sia se rapportate alle domande presentate, sia se confrontate con altri paesi europei. Prevalgono le acquisizioni per matrimonio (84,3%, prevalentemente donne) su quelle per naturalizzazione ordinaria (15,7%, prevalentemente maschi). Dal momento che non è prevista nel nostro ordinamento, o meglio è prevista solo in via residuale, l'acquisizione della cittadinanza per la durata della residenza (jus soli ), ne consegue che i nati in Italia da entrambi i genitori stranieri risultano "minorenni stranieri" che non acquisiscono automaticamente la cittadinanza italiana, ma che devono aspettare il raggiungimento della maggiore età per esercitare il diritto alla naturalizzazione. L'acquisizione della cittadinanza per discendenza (jus sanguinis), prevista dalla nostra normativa , comporta che i minori con cittadinanza straniera risultino il 22% degli stranieri residenti ( gennaio 2006).Nel 2007 i minori stranieri nati in Italia sono stati 63.000, i ricongiunti 32.744. In totale i minori stranieri residenti nel 2007 sono circa 767.000.
I bambini nati in famiglie di immigrati che vivono stabilmente in Italia devono crescere senza discriminazioni e con un sano senso di appartenenza alla comunità nazionale. Devono poter acquisire automaticamente la cittadinanza italiana in base al principio dello jus soli.

Diritto di voto

Sul diritto degli immigrati di partecipare al voto si è molto discusso e molto proposto senza però giungere a dei risultati concreti.
Consentire agli immigrati, residenti stabilmente nel nostro paese da cinque anni, di votare alle elezioni amministrative ed europee è un diritto da conquistare e garantire. L'esercizio del diritto di voto degli immigrati è una esigenza della nostra democrazia. Infatti in molti comuni gli immigrati rappresentano ormai un quarto della popolazione residente e senza il voto degli immigrati si compromette il principio costituzionale del suffragio universale. E' da condividere la posizione di molti autorevoli costituzionalisti che affermano che per concedere il diritto di voto agli immigrati non comunitari è sufficiente una legge ordinaria di recepimento del capitolo C della Convenzione di Strasburgo del febbraio 1992 (in analogia con quanto fatto per i cittadini europei non italiani). Per i cittadini europei c'è l'obbligo previsto dal Trattato dell'Unione, per i non comunitari lungo residenti vale il principio di uguaglianza e di non discriminazione.

Sicurezza

Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" del Governo comprende un decreto legge (già convertito in legge), un disegno di legge, attualmente in discussione al Senato, e tre decreti legislativi. Dall'insieme di questi testi si evince che per il governo la questione immigrazione è principalmente questione di ordine pubblico, poiché non affronta contestualmente il problema della revisione di quelle leggi che di fatto rendono clandestina l'immigrazione, e non prevede nuove possibilità di regolarizzazione e integrazione, tra le quali neppure la possibilità che gli immigrati vittime di grave sfruttamento lavorativo ottengano il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale. In contrasto con le raccomandazioni della Corte costituzionale, si profila un diritto penale differenziato per lo straniero, un diritto diseguale, caratterizzato da sensibili restrizioni alle garanzie (sostanziali e processuali) fondamentali, nonché da una forte limitazione al diritto di circolazione e soggiorno dei cittadini comunitari e in generale dello Jus migrandi (articolo 35 della Costituzione italiana ). Con il Decreto legge 92/2008 convertito in legge n.125/2008, si provvede:
all'estensione dei casi di espulsione dello straniero (sia extracomunitario che comunitario) come misura di sicurezza;
all' aumento delle pene per violazione del divieto di reingresso e per trasgressione dell'ordine di espulsione o di allontanamento;
all'estensione dei casi di giudizio immediato e di divieto di sospensione della pena;
all'abrogazione del patteggiamento in appello L'espulsione si aggiunge (e non si sostituisce, come in gran parte dei paesi europei) alla pena di detenzione in carcere e nei CIE. Secondo Decreto Legislativo n. 159 del 3 ottobre 2008 i richiedenti asilo devono permanere in appositi centri fino alla decisione sulla loro istanza. Inoltre, il rifugiato cui è stato negato il diritto d'asilo o il cittadino comunitario colpito da provvedimento di allontanamento, non avrebbero diritto a restare in Italia per partecipare al ricorso, con una grave conseguente limitazione del diritto di difesa. Ancora: il delitto di cessione in affitto di immobili a stranieri irregolari ( già in vigore, legge n.125/2008) con conseguente confisca dell'immobile; l'obbligo previsto per i gestori di servizi di money transfer di segnalare all'autorità di pubblica sicurezza la condizione di irregolarità dello straniero (oggi la denuncia di reati da parte di privati è invece facoltativa), sembra finalizzato a fare 'terra bruciata' attorno allo straniero, e a incrementare ricatti e illegalità.

In questi giorni è in discussione al Senato il Disegno di legge n° 733 che contiene i seguenti punti: Trasferimento di denaro.

Il gestore dei servizi di trasferimento di danaro deve acquisire copia del documento d'identità' dell'utente. Se l'utente e' straniero, deve essere acquisita anche copia del titolo di soggiorno; in mancanza di tale titolo, il gestore deve segnalare l'avvenuta erogazione del servizio all'autorità' locale di pubblica sicurezza entro dodici ore, con invio della copia del documento identificativo del richiedente. Le copie di documenti identificativi e titoli di soggiorno devono essere rese disponibili a ogni richiesta dell'autorità' di pubblica sicurezza. In caso di inosservanza di tali disposizioni l'autorizzazione e' revocata.

Permanenza nei CIE (ex CPT)

La convalida del trattenimento in centro di identificazione ed espulsione comporta la permanenza nel centro per sessanta giorni (oggi: trenta giorni). In presenza di difficoltà relative all'accertamento dell'identità' o della nazionalità dello straniero, il termine può essere prorogato dal giudice, su richiesta del questore, di ulteriori sessanta giorni (oggi: ulteriori trenta giorni). Qualora l'interessato ometta, senza giustificato motivo, di fornire elementi utili alla sua identificazione, possono essere disposte, dal giudice su richiesta del questore, ulteriori proroghe, di sessanta giorni ciascun una, fino a una durata complessiva della permanenza di diciotto mesi (oggi: durata massima del trattenimento pari a sessanta giorni).

Cittadinanza per matrimonio

Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare (oggi: "acquista") la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni (un anno, in presenza di figli nati dai coniugi) nel territorio della Repubblica (oggi: sei mesi, a prescindere dalla presenza di figli), oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio (un anno e mezzo, in presenza di figli nati dai coniugi), qualora risieda all'estero (oggi: tre anni, a prescindere dalla presenza di figli). La condizione di assenza di scioglimento, annullamento, cessazione degli effetti civili o separazione legale deve sussistere al momento dell'adozione del decreto di riconoscimento della cittadinanza (oggi: al momento della presentazione dell'istanza).


A questo Disegno di legge sono stati proposti ed approvati ulteriori emendamenti ( I e II commissione del Senato) che prevedono norme ancora più restrittive:

Tassa di 200 € per le pratiche di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno
Si aggiungerebbero ai già previsti 72 € per un permesso di soggiorno che anziché ottenere in 20 giorni come prevede la legge richiede oltre un anno di attesa.

Tassa di 200 € per la richiesta di cittadinanza
Per ottenerla ci vogliono oggi almeno 10 anni di residenza continuativa e 3 anni di attesa dalla domanda al decreto di riconoscimento.

Permesso di soggiorno necessario per chiedere le pubblicazioni di matrimonio
Evidente restrizione del diritto alla unità familiare.

Rilascio di nulla osta per ricongiungimenti
Il termine per il rilascio del nulla osta passa da 90 giorni a 180 giorni.

Reato di ingresso e permanenza illegale sul territorio ammenda da 5.000 € a 10.000 €
Il reato colpisce tutti coloro che non hanno titolo di soggiorno,anche i tanti lavoratori in nero perché non riescono ad ottenere un permesso di soggiorno pur volendolo, assistenti familiari comprese o mogli e figli per i quali non c'è reddito sufficiente o alloggio idoneo per poter emergere come familiari regolari. Con la sanzione è prevista anche l'espulsione.

Permesso di soggiorno a punti
Gli stranieri dovranno sottoscrivere un non meglio precisato Accordo di integrazione a crediti.

Test di lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno CE (ex carta di soggiorno) . residenza continuativa di 5 anni anche per i familiari
Si tratta di stranieri che vivono e lavorano in Italia da almeno 5 anni. Potrebbe anche avere un senso se ci fossero scuole e corsi di italiano adeguati diffusi su tutto il territorio nazionale. La riforma Gelmini vorrebbe tagliare i centri di educazione permanente per gli adulti (centri Eda) che svolgono un ruolo fondamentale per l'apprendimento della lingua e la formazione.

Rimpatrio assistito dei minori comunitari non accompagnati dediti alla prostituzione
Anziché offrire tutela e protezione come prevedono le norme internazionali a minori, si preferisce rimandarli nel paese di provenienza.

I minorenni che giungono da soli in Italia, per ottenere il permesso di soggiorno alla maggiore età, dovranno dimostrare di essere in Italia da almeno 3 anni e di essere inseriti in un progetto da almeno 2
Questa norma contraddittoria non corrisponde alla realtà della situazione dei minori non accompagnati.
Idoneità dell'alloggio per l'iscrizione anagrafica e per cambiare residenza per tutti (italiani, comunitari e stranieri).per gli stranieri sarà anche più facile essere cancellati dall'anagrafe ( da 1 anno a 6 mesi di irreperibilità)
L'iscrizione anagrafica per censo quindi:solo se gli impianti sono a norma e solo se la casa è abbastanza grande. L'iscrizione anagrafica è condizione fondamentale per tutti, è un diritto che consente libertà di movimento, di essere considerati cittadini in un Comune, di essere iscritti nelle liste elettorali. Quante persone potranno cambiare residenza? Quanti possono vantare impianti a norma? Quanti potranno pagare sopralluoghi e tecnici? Per gli stranieri l'iscrizione anagrafica è essenziale anche per poter ottenere il permesso CE di lunga durata, per maturare i 10 anni di residenza necessari per poter chiedere la cittadinanza italiani.

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