ESEMPI DI BUROCRAZIA MALATA

Sanità

Esempi di burocrazia malata

Siamo consapevoli delle difficoltà che la Sanità pubblica ha dovuto affrontare soprattutto da quando è esplosa la pandemia. Sappiamo bene le difficoltà che soprattutto il personale sanitario ha dovuto affrontare. Conosciamo la loro professionalità e dedizione al lavoro. Per cui questa nota non vuol essere un appunto a loro, anzi, in tutti i messaggi che ci sono arrivati si trovano parole di gratitudine per loro. Qui oggi vogliamo fare tre esempi perché chi è in grado di farlo ci spieghi i motivi e se possibile indichi strade alternative e soluzioni perché queste disfunzioni non si debbano più ripetere.

Ecco alcuni messaggi che ci sono arrivati:

1) “ho una zia anziana che ha subito due ictus e che si è vista riconoscere sia l'accompagnamento che la grave infermità. Bene, ora però noi familiari dobbiamo attivare tutti i servizi, ma per farlo occorre il PIN o lo SPID. Primo problema: non riusciamo a ritrovare il PIN della zia ma l'INPS non lo riattiva perché finisce ad ottobre. La soluzione sarebbe attivare lo SPID, ma non lo possiamo fare perché sembra che ci sia un "buco" nella normativa e l'agenzia digitale non fa attivare ai familiari lo SPID (neanche al tutore legale). Ci chiediamo come sia possibile tutto questo. Cosa dobbiamo fare? Poi, per non farsi mancare niente, per attivare tutti i servizi ci dobbiamo recare in 7 sette uffici diversi. Dobbiamo andare al CUP a fare il cambiamento per l'esonero per l'invalidità e poi lo dovremo portare di persona a ciascuno degli altri uffici competenti perché uno non "parla" con quell'altro (sembra che il sistema digitale non sia condiviso).

2) “devo fare una visita geriatrica per lievi disturbi alla memoria. Mi sono recato al CUP di Pistoia, ho preso il numero e ho atteso con pazienza il mio turno. La gentile impiegata dopo una breve verifica mi ha risposto che i calendari per queste visite non sono aperti, che le liste sono chiuse e che devo ripassare i primi di settembre per verificare se sono stati aperti o meno. Se non lo saranno, dovrò tornare di nuovo. E’ mai possibile tutto questo?”

3) “il 22 luglio ho fatto un esame presso l'ospedale di Pescia. Avevo preso l'appuntamento telefonando allo 055545454. Per anticipare i tempi ho pagato il ticket ad una "macchinetta" posta presso l'ex ospedale del Ceppo a Pistoia. Sono arrivato a Pescia, mi hanno preso i fogli e la ricevuta del pagamento. Ho fatto l'esame. Tutto bene direte voi, certo dico io, tempi veloci nella prenotazione, disponibilità e professionalità di tutti gli operatori incrociati, ma, già c'è un ma. Venerdì 20 agosto ricevo una telefonata dalla segreteria del reparto dove avevo fatto l'esame che mi dice che il pagamento non va bene: “Per la cifra?” domando io (eppure l'avevo controllata bene). “No, no - mi risponde la cortese impiegata - la cifra è esatta, ma manca il numero di prenotazione. "Guardi - rispondo io - che quando ho pagato alla macchinetta non avevo il numero di prenotazione e per giunta la macchinetta permette di pagare anche non digitandolo (anzi, a me pare di ricordare che in quella macchinetta non c'è proprio la possibilità di scrivere il numero, ma sicuramente mi sbaglio). Ora cosa devo fare? (visto che la cifra che ho pagato è esatta). Risposta: “Deve tornare qui all'ospedale di Pescia (60 KM andata/ritorno), viene da noi, le rendiamo i fogli, va poi in portineria, compila il modulo per il rimborso (con fotocopia ticket, documento d'identità e altro...), chiede il rimborso di 38 euro che le verrà accreditato (nei tempi dovuti) sul suo conto corrente, va alla macchinetta e ripaga i 38 euro inserendo il numero di prenotazione.…”

Sono solo tre esempi, ma sappiano che molti altri potrebbero essere fatti. E’ mai possibile che chi ha la responsabilità di dirigere, di organizzare la macchina sanitaria pubblica non riesca a risolvere questi problemi che ormai si trascinano da anni? Noi crediamo che anche partendo da queste piccole cose si possa dare una mano soprattutto ai cittadini più deboli, fragili e soli. Insomma la moderna tecnologia e una capacità organizzativa migliore dovrebbero impedire che accadano quanto a noi denunciato.

Andrea Brachi, segretario generale SPI CGIL Pistoia