A rischio centinaia di posti di lavoro in provincia.

Si rischia un vero e proprio declino economico.

Sviluppo Discount che annuncia l’intenzione di lasciare Pistoia (50 posti di lavoro che si perdo-no) e spostare il magazzino stoccaggio in provincia di Pisa; Poste spa che sposta 40 dipendenti da Pistoia; la Padovani azienda metalmeccanica che chiude (25 dipendenti); Data Centro di S. Agostino, società di servizi di Carifirenze che si sposta su Firenze (quasi 50 dipendenti);

Fabianelli (ex Maltagliati) su cui si addensano pesanti incertezze sin dai prossimi giorni (25 di-pendenti); 2 importanti imprese del sistema moda e dell’informatica che ci annunciano riduzioni di perso-nale; importanti imprese di vari settori che hanno avanzato richieste di cassa integrazione per il perio-do massimo consecutivo (13 settimane); la pesante incertezza sul futuro delle Terme di Montecatini e i suoi 152 occupati.
Sono centinaia i posti di lavoro che scompaiono dalla nostra provincia; manifatturiero, servizi alle imprese, commercio.
Nessun comparto sembra risparmiato: sia che si tratti di processi di riorganizzazione e di accen-tramento organizzativo o crisi finanziaria o di mercato, il risultato finale non cambia.
Scompaiono dalla nostra realtà economica pezzi di storia, si disperdono professionalità, compe-tenze, reddito e ricchezza.
Il futuro totale controllo di Carifirenze su Caripit presenterà un ulteriore alto costo sociale per gli occupati, con pesanti ripercussioni anche sull’insieme dell’economia locale.
Il recente studio Unioncamere del resto, con Pistoia penultima provincia della Toscana per nata-lità di impresa, fotografa una realtà purtroppo a noi assai nota: saldi attivi solo nelle costruzioni in aziende spesso senza dipendenti e nelle attività collegate come le immobiliari, declino delle im-prese più strutturate, precarietà del lavoro generato, tra l’altro a basso reddito.

E’ un quadro drammatico che ha bisogno, pur in mancanza di politiche di sostegno alle attività di ricerca, di accesso a nuovi mercati, di programmazione, in definitiva di qualsiasi idea di politica industriale sul piano nazionale da parte del Governo e che è all’origine dello sciopero generale del 30 Novembre già proclamato da CGIL CISL UIL, di una piena consapevolezza degli attori sociali anche sul territorio.
1) Una rapida definizione programmatica e degli assetti riferiti alla Camera di Commercio, per la quale le lancette sembrano tornate indietro di qualche mese con il rischio sempre più concreto del commissariamento;
2) Il sollecito varo dello statuto e delle attività dell’Osservatorio per il Piano Strategico, supe-rando i ritardi che si sono accumulati, anche in questo caso non per responsabilità delle parti sociali;
3) Il sostegno da parte della Regione ai progetti su sistema moda e indotto ferroviario, con-cordati a livello provinciale che diano senso compiuto e gambe agli annunciati 14 inter-venti di cui all’accordo per la buona occupazione sottoscritto nei mesi scorsi con tutte le categorie economiche e le parti sociali in Toscana.
Non di nuovi tavoli di concertazione c’è bisogno, ma semplicemente di dare attuazione a quanto già pattuito recuperando una logica di sistema e programmazione e abbandonando logiche da so-listi che di fronte alla drammaticità della situazione suonano ridicole.
In caso contrario, come dimostra la tesissima situazione delle Terme, si rischia una moltiplicazio-ne dei conflitti, con una conseguente vera e propria esplosione sociale di difficile governo per tutti.

Daniele Quiriconi

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