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Pillole di contrattazione sociale: la non autosufficienza (parte quinta)

Care compagne e compagni
come sapete abbiamo presentato la nostra piattaforma unitaria per la contrattazione sociale 2020. Oserei dire una bella piattaforma "completa" con analisi, richieste su argomenti importanti ed essenziali per la vita dei cittadini. Ci sono alcune "piccole" idee, proposte che però meritano di essere messe anche loro sotto la luce dei riflettori.
Da oggi ne evidenzierò una al giorno. A noi spetta il compito di discuterne nelle riunioni con i Sindaci. Alle Leghe di informare di queste nostre richieste gli iscritti, i cittadini che vengono nelle nostre sedi, che incrociamo nei Circoli e nelle piazze. Che il nostro lavoro, impegno non rimanga chiuso nelle nostre stanze o nelle nostre riunioni.
Buon lavoro.
Andrea Brachi
segretario generale SPI CGIL Pistoia

La non autosufficienza...un dramma che colpisce milioni di persone e su cui si è fatto troppo poco...

Abbiamo chiesto ai Sindaci:

per permettere la conciliazione vita/lavoro in presenza di familiari non autosufficienti, oltre che con gli interventi già previsti dalle normativeinterventi già previsti dalle normative, sarebbe necessario aiutare le famiglie e soprattutto le donne
con ulteriore assistenza da parte delle associazioni di volontariato sul territorio, attraverso convenzioni garantite con l’ente locale.

Tale sistema non è alternativo ma integrativo del sistema socio-sanitario locale e potrà rispondere ai reali bisogni della popolazione ed alle richieste, in particolare delle fasce più deboli. In questa ottica sarebbe auspicabile un impegno comune “amministrazioni locali e sindacati” per sensibilizzare il Governo ed il Parlamento perché sia finalmente approvata una legge nazionale sulla “non autosufficienza”.

Sarebbe poi auspicabile che nella nostra Provincia si riuscisse a fare il punto della situazione certo, in merito ai servizi e strutture esistenti utili per per fare fronte a questa drammatica realtà (a partire dall’Alzheimer, ma non solo), anche per verificare la qualità del servizio reso, l’accessibilità ai malati e alle famiglie più deboli.

Le amministrazioni comunali, se non lo avessero già fatto, potrebbero farsi promotrici della stesura di un manuale che orienti le famiglie nei servizi e nelle opportunità anche economiche ma non solo, per alleggerire le loro tante difficoltà.


Ed è bene ricordare che:

cos’è la contrattazione sociale? O meglio, cosa dovrebbe essere, vista la difficoltà nella nostra provincia (almeno fino all'anno scorso) di riuscire a praticarla? La contrattazione sociale dovrebbe permettere ai Comuni di confrontarsi con le Organizzazioni di rappresentanza per illustrare, discutere, approfondire e, se possibile, concertare le scelte sul bilancio di previsione dell’Ente.
Ma per fare questo ci vuole convinzione, ci vuole da parte del Sindaco la voglia di accettare il confronto, di ascoltare altre  idee e proposte e delle volte sapersi mettere in discussione e riconoscere il ruolo di quelle Organizzazioni, che rappresentano buona parte della cittadinanza. Pertanto quei “tavoli” non dovrebbero essere finalizzati solo ad illustrare le idee dell’amministrazione (una semplice informazione), senza possibilità reale di contaminarsi, senza accettare la possibilità di modifiche, integrazioni rispetto allo schema di bilancio predisposto. La contrattazione sociale vera è un momento di partecipazione e democrazia che non andrebbe sottovalutato. Ma che attualmente nella nostra Provincia non ottiene, da parte di molte amministrazioni, la dovuta attenzione e il dovuto rispetto.  Ma noi non smetteremo mai di incalzarle e di insistere in tal senso.

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