“2 morti sul lavoro in 3 giorni a Pistoia”.

Dei 7 morti negli ultimi 2 anni, 4 immigrati e 2 lavoratori cosiddetti atipici”.

Intervento di Daniele Quiriconi, Segretario Generale CGIL Pistoia

In provincia di Pistoia altri 2 morti nei cantieri edili. L’ultimo, domenica mattina, era un lavoratore albanese, secondo le prime notizie non ancora regolarizzato che in compagnia di 2 connazionali lavorava su un tetto dal quale è precipitato.
Domenica mattina, ancora un immigrato, ancora un cantiere edile.

Ci capita spesso, dopo ogni sciagura come questa, ascoltare i commenti preoccupati di molti, non ultimo al convegno svolto questa mattina e promosso dalla Provincia di Pistoia, ma appena i riflettori si spengono tutto “torna al suo posto”, gli immigrati nella loro condizione di precarietà adibiti ai lavori più umili, nel vivaismo e in edilizia, settori più a rischio e nei quali è più difficile anche il controllo sociale delle istituzioni e del sindacato.
Se in provincia i dati generali sugli infortuni sono in lieve calo nelle costruzioni così come in altri comparti industriali il dato è stabile da più di sei anni.
Una disaggregazione per tipologia di lavoro e di lavoratore dimostra in modo incontrovertibile come i lavori “poveri” ed i lavoratori più deboli siano il nodo del problema. In settori come l’edilizia, la deregolamentazione del mercato del lavoro è antecedente alla legge 30, la cui entrata in vigore non potrà che peggiorare la situazione.
Un protocollo d’intesa sullo Sviluppo di Azioni integrate per la prevenzione sui luoghi di lavoro, stipulato dalle Organizzazione Sindacali, tutte le Associazioni d’Impresa, l’Amministrazione Provinciale, i presidenti della Conferenza dei Sindaci, l’USL n.3, il 22 marzo del 2001, è rimasto lettera morta.
C’è da chiedersi perché, nonostante la Regione Toscana, spenda più di altre in prevenzione, la stessa USL n. 3 di Pistoia sia praticamente alla soglia del 5%, prevista dalla stessa Regione per questo importante capitolo, la situazione rimanga così preoccupante. La verità è che nelle micro imprese, 4.3 dipendenti per azienda, nel totale, poco più di 2 in un settore come l’edilizia, una forte presenza di lavoratori immigrati con scarsa formazione e scarsa preparazione, i tradizionali approcci alla prevenzione non servono. Non si tratta di risorse che mancano sulla formazione, ma di garantire l’effettiva possibilità di fruizione da parte di soggetti deboli e di lavoratori occasionali e temporanei delle norme di legge previste, spesso non rispettate nemmeno negli appalti pubblici o di grandi imprese.

In definitiva si tratta di sviluppare un’idea di cultura della sicurezza che non sia percepita solo come maggior costo per le imprese, cultura che si coniughi con un controllo efficace e preventivo sui cantieri e sugli altri luoghi di lavoro a rischio. Anche repressione si !con un’azione di contrasto, che non può essere solo del sindacato, ai tentativi ormai avanzatissimi in Parlamento, di manomissione della legge 626/94, compresa la depenalizzazione per la responsabilità d’impresa.
Si rischia un far west del quale farebbero le spese, come già è del tutto evidente oggi, i lavoratori più deboli in primo luogo quelli immigrati.
CGIL CISL e UIL di Pistoia chiederanno all’Amministrazione Provinciale, che si era assunta il ruolo di coordinamento del tavolo all’indomani della sottoscrizione del protocollo di accordo sulla sicurezza, di riattivare immediatamente il confronto, con le attualizzazioni rese necessarie dalle modifiche introdotte nel mercato di lavoro e da un afflusso sempre più massiccio di lavoratori immigrati nelle imprese. La battaglia è lunga, ma insistiamo, non può riguardare solamente il sindacato.

2SiQuadrAn

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