Una crisi drammatica: agire presto!

Intervento di Daniele Quiriconi, Segretario Generale CGIL Pistoia sulla grave crisi economica provinciale.

I dati sull’economia che continuano a pervenire alla CGIL provinciale destano gravissima preoccupazione.

Non passa giorno senza che la nostra sede sia “occupata” da lavoratori licenziati o posti in cassa integra-zione, che chiedono di essere assistiti; ultimi nel fine settimana i lavoratori del calzaturificio ERIN di Quarrata (17 licenziati) azienda posta in liquidazione.
Lo stillicidio di chiusure che investe le imprese individuali, le aziende artigiane con 2, 3 dipendenti, pare inarrestabile.
Nel 2004 sono state 338.168 le ore di Cassa integrazione Guadagni contro le 291.698 del 2003 con un + 16% ( fonte INPS).
In queste cifre non è conteggiato il dato delle imprese artigiane.
Dal 1°Gennaio del 2005 ad oggi sono ben 18 i fallimenti dichiarati dal tribunale di Pistoia (si tratta in prevalenza di imprese del tessile abbigliamento, del metalmeccanico ed anche, soprattutto, del commer-cio).
In questo quadro, determinato da ragioni di scambio e di commercio internazionali molto complesse e da ritardi delle politiche di sostegno nazionali (è difficile comprendere a cosa possa servire un piano sulla competitività di 2 miliardi di Euro in 3 anni) si inseriscono i limiti strutturali della nostra provincia.
Un recente rapporto dell’Istituto Tagliacarne sulla provincia di Pistoia testimoniava come negli ultimi 25 anni il 90% dei prodotti esportati fosse rimasto identico (altro che innovazione) mentre il tasso medio di sostituzione in Europa è del 50%.
Il 40% delle nostre imprese dichiara di non aver introdotto alcuna innovazione negli ultimi 5 anni.
In questo la Cina non c’entra.
D’altra parte sono 15 anni che sappiamo che l’accordo ex Multifibre avrebbe liberalizzato dal 1° Gennaio di quest’anno le importazioni dalla Cina e sono 10 anni che come Sindacato, sostenuti dalle Associazioni artigiane, dall’Associazione calzaturieri, ma non da Sistema Moda Italia (l’associazione dell’abbigliamento di Confindustria che nel frattempo ha molto delocalizzato) chiediamo una legge sul “made in”, una certificazione etica, un’informazione compiuta ai consumatori, regole uguali per tutti.
Sono anni che, nonostante le quote, la Cina, esporta scarpe a 2 (due) dollari il paio e mette in crisi distretti produttivi a più bassa qualità come Barletta.
Forse sarebbe stato utile, invece di creare il mercato del lavoro più precario d’Europa, inseguendo i costi della Romania, con i risultati che i lavoratori e le imprese misurano su stessi tutti i giorni, ci si fosse con-centrati sui temi strutturali del sistema paese.

Pistoia ha perso 7000 addetti in 3 anni nella sola industria e 5,4 punti percentuali di valore aggiunto, rispetto alla Toscana, per lungo tempo nell’indifferenza generale con alcuni che ci davano delle Cassandre.
Tralascio di parlare di Terme o di Breda, per la quale, prendiamo nota delle tranquillizzazioni del nuovo A.D. Assereto, tuttavia i giornali di oggi ci informano di trattative avanzate di Finmeccanica per vendere tutta Ansaldo (Breda compresa) a Siemens.
Alcuni poi, sono intervenuti in questi giorni, dichiarando ormai persi alcuni comparti come il tessile; vorremmo invitare alla prudenza, non solo perché si tratta di teorie già lette a partire dal 1970, ma anche per-ché un settore che occupa in provincia 10.000 addetti ed in Italia 800.000 è assai difficile da rimpiazzare rapidamente.
Si tratta in gran parte di lavoratrici, non giovanissime, poco adatte ai CALL CENTER, che semplicemente saranno estromesse dal mercato del lavoro, tornando a tempo pieno al lavoro di cura domestico.
In questo quadro drammatico ci pare utile mettere da parte arroccamenti, difese esclusivamente corporative, allegorie simpatiche sui “Piedi Rossi” (dove sono?) che espugnano i fortini nemici, e mettere da parte i tanti che svolgendo troppe parti in commedia, si dichiarano garanti dello sviluppo e della pace sociale e magari grandi registi di operazioni di riassetto dei poteri a Pistoia funzionali solo a loro stessi.
Si tratta di fare invece poche, chiare, trasparenti cose:

  1. Far rapidamente decollare l’Osservatorio per il piano strategico, dotandolo di un autorevole comitato scientifico, il più possibile estraneo alle “beghe” pistoiesi.
  2. Lavorare con politiche di marketing territoriale per attrarre nuove imprese; ad oggi il livello di programmazione delle Amministrazioni pare respingente.
  3. Sostenere la crescita dimensionale delle imprese.
  4. Sostenere le innovazioni di prodotto innalzandone la qualità.
  5. Ottenere dal sistema bancario, che soffre peraltro degli stessi limiti del sistema industriale, un sostegno adeguato.
  6. Garantire un governo unitario a Camera di Commercio.

Per far questo c’è bisogno di tutti, Istituzioni e attori socio-economici, ma soprattutto degli imprenditori che devono tornare e non è facile a fare con più fiducia il loro mestiere.

Daniele Quiriconi

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