Le sfide di settembre: i preoccupanti dati dell'economia e del lavoro di Pistoia

I primi report del pregevole lavoro del comitato scientifico dell'osservatorio strategico, consegnano un quadro non inaspettato per gli operatori economici e sociali, ma ugualmente preoccupante.

Intanto la conferma di un reddito medio pro-capite che da oltre 10 anni si mantiene saldamente sotto la media regionale (23.100 contro i 25.200) con differenziali anche maggiori sul quadrante montano e la Valdinievole; una produttività per unità di lavoro anch'essa al di sotto della media per effetto di una permanente esposizione verso settori a basso valore aggiunto (moda, mobile, agricoltura); una disoccupazione al 6.8, ultimi dopo Massa essenzialmente per un irriducibile tasso di non lavoro del-le donne (12 %); un tasso di stabilizzazioni dei lavoratori temporanei (circa 15.000 il totale) inferio-re, ancora, alla media della Regione e che dopo un anno vede assunti con contratto a tempo inde-terminato solo il 10% degli interessati, in gran parte giovani; una forte mobilità dei residenti (circa uno su cinque) che tutti i giorni si reca fuori provincia per lavorare; una percentuale di diplomati e laureati, rispettivamente (6 e 23%) ancora largamente inferiore alla media regionale, specchio di un'offerta del mercato del lavoro rivolta prevalentemente ancor oggi alle basse qualifiche.
La precarietà dei giovani e l'esclusione sociale delle donne rappresentano senz'altro il dato più drammatico su cui pesano dinamiche nazionali, ma anche non del tutto spiegate peculiarità territo-riali, se è vero come è vero, che la forte presenza del settore moda, sia pure sempre più delocalizza-to e ridotto a pura dimensione commerciale, dovrebbe garantire uno sbocco professionale maggiore che in province a vocazione meccanica.
Probabilmente la scarsa presenza e qualità di un adeguato sistema dei servizi, ma più in generale il lavoro intermittente o al nero, tipico del diffondersi di un'economia di tipo informale e che investe più le donne e i giovani sono la risposta a questo dato, che specularmente fa registrare il più alto tasso di occupazione maschile (81.2%) superiore alla media regionale. Una forbice quella tra occu-pazione maschile e femminile che in 10 anni è passata dal 23 al 30%!!!
Le molte aziende che hanno dichiarato la necessità di ridurre il personale, il calo della produzione industriale e la contrazione del commercio, gli scarsi investimenti da parte delle imprese, una spesa per formazione e ricerca che in provincia è a carico per il 75% del "pubblico", la mancanza, da mol-ti anni, di insediamenti di attività ad alto valore aggiunto, una certa staticità del sistema bancario, completano il quadro.
Nella discussione di settembre tra categorie, parti sociali e amministrazioni ai tavoli di concertazio-ne, bisognerà partire da qui; nella consapevolezza che anche il nodo del rapporto tra università, ri-cerca e sviluppo, passa da un ruolo più dinamico delle imprese, a partire dalle più grandi che, sole, possono avere una funzione per lo sviluppo di idee e di nuova imprenditorialità.
Sulle proposte di policy attiva, in un quadro di condivisione degli obiettivi strategici, che sappia co-gliere e interagire con le proposte scaturite dalle ricerche e sulla necessaria e più propositiva " Fase 2" dell'attività dell'osservatorio, si gioca parte del futuro di Pistoia. Rilanciare gli investimenti pro-duttivi ed uscire dalla logica della rendita immobiliare speculativa, che rappresenta la cifra quasi pa-tologica del nostro territorio, è l'obiettivo di una sfida che anche gli imprenditori devono raccoglie-re.
Sconforta un po' ascoltare da parte di qualche amministratore poco consapevole del suo ruolo, che il problema di Pistoia è quello di una scarsa cultura di impresa mostrata dalla politica e dalle ammi-nistrazioni, come se queste non dovessero essere garanzia di equilibri tra poteri ed interessi, quasi mai alla pari, invece che portavoce dei sia pur legittimi interessi delle lobby.
A proposito di lavoro, concorrenza sleale, appalti.
Nel gennaio del 2006 al congresso della CGIL sollevammo il tema delle cooperative sociali spurie, (qualità del lavoro, presenza del "nero", impieghi sottopagati) .
Ne scaturirono polemiche, un pregevole accordo con le centrali cooperative, un tavolo con Sindaco di Pistoia, di Pescia, nelle loro funzioni di presidenti delle conferenze dei sindaci e Direttore dell'ASL. Condivisione a parole ed obiettivi come capitolati guida, regole, lotta al dumping econo-mico e sociale.
Un anno di discussione, tavoli tecnici ultimati, silenzio da mesi dai nostri interlocutori.
In giugno abbiamo inviato una lettera per sollecitare la ripresa degli incontri: SILENZIO.
Rispondere alle nostre sollecitazioni è rispondere al sindacato o contribuire a determinare un siste-ma concorrenziale trasparente e di regole anche per le imprese oltre che diritti per i lavoratori?
A meno che per farsi ascoltare non sia necessario lo sciopero.


Daniele Quiriconi

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