La CGIL e la Fondazione Cassa di Risparmio.

Quando si rilasciano dichiarazioni, in realtà assai più argomentate di quanto a volte la sintesi giornalistica possa anche per ragioni di spazio riportare, si esprimono sempre opinioni piuttosto personali, al più di un’organizzazione (la CGIL) che non pretende certo di essere rappresentativa come “gli organi della Fondazione”.

Questo in generale, perché nello specifico, la conferenza stampa a cui si fa riferimento era un evento assai inusuale; le associazioni di rappresentanza economica dell’industria, dell’artigianato e del mondo del lavoro, illustravano congiuntamente un documento di indirizzo da loro sottoscritto, come contributo, non sta a me dire quanto argomentato, all’individuazione di priorità nell’azione della politica, delle Amministrazioni e dell’economia, per cercare di rilanciare una situazione economica e sociale che per tante ragioni è drammatica.
In una parte del documento si rinnova l’invito al mondo del credito e “alla Fondazione Cassa di Risparmio, perché diventino protagoniste attive, nel rispetto dei ruoli e delle vocazioni a quei processi di ricerca, progettazione e sostegno attivo all’adeguamento infrastrutturale…”.
Ne’ più ne’ meno di ciò che magari con altre disponibilità, accade in giro per l’ Italia.
Trovo concettualmente profondamente sbagliato, di più inaccettabile, l’atteggiamento ed il tono un po’ sussie-goso di chi dice agli Enti locali: preparate un’idea, partecipate al concorso tra centinaia di proposte e valuteremo.
Il punto posto è un altro: è possibile che la Fondazione, il mondo del credito in generale, le Amministrazioni, la Camera di Commercio, le categorie economiche, il sindacato, possano individuare una sede nella quale discutere ad esempio di infrastrutture, di ricerca, per cercare anche con risorse del territorio di contenere i ritardi strutturali di questa provincia?
Non si tratta di individuare nella Fondazione un salvadanaio da cui attingere, ma di provare ad operare davvero con uno spirito che superi logiche di pura autosufficienza (i ritardi sono di molti).
Idee semplici, persino banali, che il provincialismo di tanti atteggiamenti fanno apparire utopia a Pistoia.
Prendo atto delle disponibilità dichiarate per il futuro dal Professor Paci che non dubito troveranno presto conferme.
In conclusione: è possibile per un’organizzazione di rappresentanza generale, porre un problema di metodo, sui modelli di relazione inerenti i temi dello sviluppo, soprattutto quando si tratta di amministrare beni della comunità, senza essere accusati di lesa maestà?
Oppure qualcuno pensa che la funzione del sindacato debba esaurirsi nella proclamazione di qualche sciopero di protesta?
Certo non è la nostra idea e nel momento in cui confermiamo l’assoluta inesistenza di pregiudizi verso chicchessia e senza disconoscere il ruolo importantissimo che la Fondazione Caript ha svolto e svolge nel territorio, sottolineiamo che la nostra assoluta libertà di giudizio ci porterà ad esprimere opinioni e giudizi, pronti a riceverne sulla qualità delle nostre proposte, che sono in campo a tutti i tavoli istituzionali, ma anche a contrastare ogni logica di pura conservazione.
Chi assolve ad incarichi pubblici dovrebbe essere pronto in modo altrettanto sereno a disporsi nello stesso spi-rito.

Daniele Quiriconi

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